Percorsi

I grandi memoriali

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Negli anni del regime venne promossa una forma inedita di “turismo pedagogico”: scuole, “case della cultura”, circoli operai, associazioni professionali, organizzazioni ideologicamente motivate di varia natura organizzavano di continuo comitive volte a far scoprire alla massa di gitanti i luoghi considerati “sacri” dal Partito. Queste grandi aree memoriali ospitavano al centro un monumento in genere di rilevanti dimensioni. Intorno si trovavano parcheggi capienti, almeno per il traffico di allora, e frugali luoghi di ristoro. Si possono visitare, magari un po’ ammaccate dal tempo, ancora oggi.

Busti e medaglioni

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I busti, onnipresenti negli anni del regime, costituivano una specie di Pantheon diffuso che copriva l’intero Paese. Erano spesso dedicati a eroi, o a funzionari, del partito noti, allora, solo a livello locale. Oggi sopravvivono numerosi nei villaggi e nelle piccole cittadine.

Cippi, torri, piramidi e forme commemorative varie

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Negli anni del regime socialista una ondata di cippi, torri, piramidi di varia dimensione, andarono a marcare gli onnipresenti” luoghi della memoria”, anche minore, che il partito considerava ideologicamente degni di nota. Si possono incontrare ancora facilmente al centro dei giardini pubblici di una qualsiasi cittadina bulgara oppure ai margini di una delle strade secondarie del paese. Li si può ritrovare, con un po’ di fortuna, anche in luoghi meno scontati: nel bel mezzo di una spiaggia affollata del Mar Nero, ad esempio, oppure in cima ad una collina solitaria o ancora tra la vegetazione fittissima che copre spesso le montagne dei Balcani.

Ponti monumentali

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A partire dalla fine degli anni ‘50 in diverse città vennero costruiti dei nuovi, ambiziosi, ponti. Accoglievano spesso corpose statue ispirate a volte a una classicità un po’ stereotipata, altre volte alla rievocazione di personaggi o episodi di storia nazionale cari al regime.

Edifici e altre commemorazioni di epoca socialista

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Intellettuali, scrittori, poeti e artisti

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Solo nella seconda metà degli anni ’50 cominciarono a comparire nei monumenti bulgari protagonisti di episodi antecedenti al 9 settembre 1944, estranei quindi alla epopea resistenziale o al mito della Armata Rossa. Sulla base di una presunta comune tradizione di lotta, personaggi del passato vennero allora inseriti tra gli eroi di un Pantheon contemporaneamente patriottico e socialista. Tra questi comparivano antichi imperatori e protagonisti della Rinascita nazionale, santi e poeti, intellettuali o nobili banditi balcanici: erano tutti testimoni, almeno nelle intenzioni della accomodante storiografia del regime, dell’esistenza di una Bulgaria “eterna”, sopravvissuta ai secoli bui fino all’avvento salvifico del Comunismo.

Levski

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Vasil Levski nasce a Karlovo nel 1837. L’“Apostolo della Libertà”, così come viene ricordato ancor’oggi, è considerato senza eccezioni l’eroe nazionale della Bulgaria moderna. Per anni si prodigò nella creazione di una fitta rete regionale di comitati segreti volti ad organizzare una collettiva rivolta armata anti-ottomana. Indipendenza, Libertà e scelta repubblicana sono i temi che lo avvicinano idealmente al Mazzini della “Giovine Italia”. Tradito da un compagno venne arrestato dalla polizia turca. Fu poi giustiziato a Sofia, nel 1873. Numerosi sono le lapidi e i busti a lui dedicati anche in epoca socialista.

L'insurrezione dell' Aprile 1876

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La “Rivolta dell’Aprile 1876” contro gli Ottomani costituisce uno dei miti fondanti della Bulgaria moderna. In quest’ottica la fierezza “nazionale” degli insorti combinata alla successiva, durissima, reazione dell’esercito turco - tanto sanguinosa da scandalizzare le pubbliche opinioni di tutta Europa - pose le premesse, tragiche ma necessarie, per la liberazione del Paese che si realizzò solo due anni dopo, al termine della guerra del 1877-78.

1885: la Riunificazione nazionale

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Dopo la Guerra russo ottomana del 1877-78 la Bulgaria venne divisa, con il Trattato di Berlino, in due separate aree: un Principato politicamente autonomo e la provincia della Rumelia orientale sottoposta ancora formalmente alle autorità di Istanbul. Il 6 settembre 1885 i rappresentanti di queste due entità territoriali dichiararono, unilateralmente e contravvenendo ai dettami del Trattato, la nascita di una nuova, unitaria, Bulgaria. Questa data viene oggi celebrata, anche nei monumenti, in connessione ad un evento immediatamente successivo: la guerra scoppiata tra Serbia e Bulgaria nel novembre dello stesso anno. Il successivo trattato di pace venne infatti ratificato dai plenipotenziari bulgari in nome e per conto del nuovo Stato. Nella acquiescenza delle Grandi Potenze europee, la Riunificazione del Paese divenne allora un fatto compiuto.

Partito comunista: dirigenti, militanti, eventi, simboli

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Di seguito sono elencati solo gli "oggetti commemorativi" di epoca socialista che, per la presenza dominante della "falce e martello" e della stella a cinque punte o per la storia del personaggio e dell'evento celebrato, sono più strettamente legati al Partito Comunista Bulgaro e ai suoi miti fondanti.

Settembre 1923

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Nel giugno 1923 Aleksandăr Stambolijski, capo del governo e vincitore delle elezioni con l’Unione degli agricoltori, venne prima deposto da un colpo di Stato e poi brutalmente ucciso. Dopo aver proclamato in un primo momento la sua neutralità al riguardo, il Comitato Centrale del Partito Comunista approvò il 7 agosto una mozione nella quale si affermava al contrario che occorreva reagire al regime golpista "…attraverso una rivolta armata delle masse, in nome del governo degli operai e dei contadini". 
L’insurrezione organizzata e promossa nel successivo mese di settembre ebbe un esito catastrofico per i rivoltosi. Dopo pochi giorni di inutile resistenza anche Georgi Dimitrov, varcando il confine jugoslavo, abbandonò il campo insieme a più di 1.000 compagni. Il “Settembre 1923” divenne successivamente uno dei miti fondanti del regime comunista, contemporaneamente "prima rivolta antifascista del mondo" e tragico ma provvidenziale atto di nascita di un vero "partito bolscevico e rivoluzionario" in terra di Bulgaria.

Lotta partigiana - 1941-44

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Ancor’oggi iI movimento partigiano bulgaro, secondo una cronologia ereditata dagli anni del regime, idealmente nasce il 22 agosto 1941 - quando le truppe naziste entrarono in Unione Sovietica - e finisce il 9 settembre 1944 - quando anche lo Stato diventa a tutti gli effetti “socialista". Anche a dispetto dei numeri relativamente modesti di quella esperienza resistenziale, il Paese venne coperto tra il 1944 e il 1989 di lapidi, cippi, busti, pietre tombali fittizie, statue e monumenti di varie dimensioni volti ad eternare quella mitizzata epopea.

Armata Rossa e Fratellanza Slava

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Numerosi e imponenti sono i monumenti all’Armata Rossa che ancora si possono vedere visitando il Paese. Erano collettivamente dedicati a coloro che - usando i termini della propaganda di allora - avevano garantito al nuovo Stato socialista la “Libertà dal Fascismo e dal capitalismo”. Successivamente vennero promosse numerose commemorazioni dei successi militari riportati dall’esercito russo durante la guerra - quella del 1877-78 - che aveva segnato la fine del dominio ottomano in Bulgaria. Il mito delle “Due Liberazioni”, generate in epoche successive dai russi prima e dai sovietici poi, divenne un classico della storiografia comunista, frutto maturo di una Fratellanza Slava che, fuori da ogni schema ideologico, si era provvidenzialmente inpersonificata prima nello Zar e poi in Stalin.

Generazioni di Combattenti

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Nei monumenti dedicati alle “Generazioni di Combattenti” venivano, in genere, commemorati i patrioti caduti nelle rivolte anti-ottomane del XIX secolo insieme ai militanti che persero la vita durante la rivolta del settembre 1923 e nella lotta partigiana. Si trattava della plastica realizzazione di un assunto della storiografia di regime: quelle tre epoche “rivoluzionarie” appartenevano tutte a un percorso provvidenziale verso la Libertà finalmente conclusosi il 9 settembre 1944 con la conquista del potere da parte del partito comunista.

Contadine e operai

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Attraversando la Bulgaria si possono incontrare statue, sgraffiti, mosaici e applicazioni varie in cui compaiono operai, minatori, macchinisti, stradini, brigatisti dediti al lavoro volontario, insieme a tante contadine di cemento che portano sulle spalle il frutto dell'attività nei campi. Sono i protagonisti della nuova fede nel Lavoro, e quindi nel Socialismo, che il regime comunista cercava instancabilmente di promuovere.

Atleti

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I monumenti di epoca socialista dedicati ad atleti dal fisico statuario sono una presenza frequente nei panorami urbani delle città bulgare. In quegli anni incessante era l’appello volto a promuovere la pratica sportiva tra la popolazione: la ritrovata forma fisica “di massa”, idealmente testimoniata da quelle statue, offriva infatti alla propaganda un prezioso, plastico, strumento volto a magnificare i successi e il collettivo “Progresso” assicurati al Paese dal regime comunista.

Dissonanze monumentali

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In epoca socialista una lunga, ferrea, procedura assicurava che i monumenti rispettassero le narrazioni ideologiche e i miti storiografici affermati in modo martellante dalle autorità del partito. Poche quindi sono le “dissonanze monumentali” che sembrano contenere, almeno in apparenza e oggi, messaggi non perfettamente allineati rispetto alla ortodossia dominante.

Lapidi

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Le lapidi di epoca comunista sono ancora copiosamente presenti sui muri della Bulgaria. La cosa è particolarmente evidente nelle cittadine trasformate allora in santuari viventi della Nazione e del Socialismo come Batak, Bratsigovo o Perushitsa. Quelle erette in gloria degli eroi del Partito sono immediatamente riconoscibili: in posizione dominante compaiono invariabilmente “falce e martello” o la stella a cinque punte.

Statue e sculture

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Le forme e le immagini monumentali di epoca comunista che si incontrano ancora nelle piazze o ai margini delle strade della Bulgaria non immortalano solo i corpi scultorei e le trionfali coreografie imposte dal Realismo Socialista di matrice sovietica. Già alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso cominciarono infatti, i primi, timidi, tentativi di uscire da quelle rigide regole. In questa ottica vennero successivamente ripresi ed elaborati temi, tecniche, colori, sviluppati in esperienze artistiche diverse quali ad esempio il Neo Realismo di Guttuso e il “muralismo” messicano.

Sgraffiti, mosaici e applicazioni artistiche

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Lo sgraffito viene realizzato applicando strati di intonaco dai colori contrastanti su una superficie umida. Dopo aver realizzato il disegno sullo strato superficiale, più secco, si passa all’incisione vera e propria: viene eseguita con appositi ferri a forma di uncino nel breve spazio di tempo in cui l’intonaco ancora fresco consente l’operazione. Effettuato lo “sgraffio”, apparirà l’immagine voluta dall’artista e, nel tratteggio, i diversi colori degli strati sottostanti. Naturalmente l’operazione non consente ripensamenti o errori di esecuzione. Questa antica tecnica di decorazione venne introdotta in Bulgaria negli anni ‘50 del secolo scorso. Se ne incontrano ancora molti esempi, in particolare nelle città di Plovdiv e di Veliko Tarnovo.

Aerei, trattori e altre macchine-monumento

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Nelle piazze di diversi villaggi o ai margini di poco frequentate strade di campagna si possono ancora incontrare numerosi aerei - in genere Mig - e trattori - normalmente di origine sovietica - trasformati, finita la loro funzione originaria, in monumenti commemorativi di qualche evento memorabile, scintillanti esempi della Modernità assicurata ai “nuovi” bulgari dal regime socialista al potere dal 1944 al 1989.

Imperatori, generali, santi e leggende antiche

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Solo nella seconda metà degli anni ’50 cominciarono a comparire nei monumenti bulgari protagonisti di episodi antecedenti al 9 settembre 1944, estranei quindi alla epopea resistenziale o al mito della Armata Rossa. Sulla base di una presunta comune tradizione di lotta, personaggi del passato vennero allora inseriti tra gli eroi di un Pantheon contemporaneamente patriottico e socialista. Tra questi comparivano antichi imperatori e protagonisti della Rinascita nazionale, santi e poeti, intellettuali o nobili banditi balcanici: erano tutti testimoni, almeno nelle intenzioni della accomodante storiografia del regime, dell’esistenza di una Bulgaria “eterna”, sopravvissuta ai secoli bui fino all’avvento salvifico del Comunismo.

Patrioti e rivolte anti-ottomane

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Solo nella seconda metà degli anni ’50 cominciarono a comparire nei monumenti bulgari protagonisti di episodi antecedenti al 9 settembre 1944, estranei quindi alla epopea resistenziale o al mito della Armata Rossa. Sulla base di una presunta comune tradizione di lotta, personaggi del passato vennero allora inseriti tra gli eroi di un Pantheon contemporaneamente patriottico e socialista. Tra questi comparivano antichi imperatori e protagonisti della Rinascita nazionale, santi e poeti, intellettuali o nobili banditi balcanici: erano tutti testimoni, almeno nelle intenzioni della accomodante storiografia del regime, dell’esistenza di una Bulgaria “eterna”, sopravvissuta ai secoli bui fino all’avvento salvifico del Comunismo.

Botev

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Hristo Botev, patriota, pubblicista e poeta, nasce a Kalofer nel 1848. Nel 1876 sbarcò, insieme a un piccolo gruppo di volontari, sulla riva, oggi bulgara, del Danubio: con quel romantico gesto intendeva promuovere una generale rivolta di popolo contro i dominatori ottomani. Il tentativo non ebbe successo. Inseguito dalle truppe turche cadde insieme agli ultimi compagni sulle montagne che dominano la città di Vratsa. Innumerevoli furono le commemorazioni a lui dedicate negli anni del regime. Anche i suoi testi poetici non furono dimenticati: le parole “…chi cade per la libertà, non muore.”, estrapolate da uno di questi, divennero presto una presenza quasi obbligatoria nei monumenti di epoca socialista. Venne creato allora anche il “Percorso Botev” che consente di rifare a piedi, seguendo la trama suggerita da una lunga serie di ceppi numerati, il tragitto “via crucis” della sua ultima, sfortunata impresa.

1877-78: la Guerra russo-ottomana

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Nell’aprile del 1877 truppe russe e romene coadiuvate dalla presenza di volontari bulgari sbarcarono sulla riva meridionale del Danubio. Subito cominciarono gli scontri con l’esercito ottomano: era l’inizio di una ennesima guerra balcanica. La sconfitta dei turchi riconosciuta nei trattati dell’anno successivo, pose le basi di una Bulgaria indipendente e sanzionò la fine di una dominazione durata cinque secoli.

Monumenti ai Caduti

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1918: La rivolta dei soldati

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Nel settembre 1918 alcune unità dell’esercito bulgaro, dopo la rottura del fronte macedone, abbandonarono autonomamente le posizioni, dirigendosi verso la Capitale. In un impeto rivoluzionario venne proclamata allora l’abolizione della monarchia e l’istituzione della repubblica. La ribellione ebbe un esito infelice: gli insorti vennero affrontati e annientati alle porte di Sofia da truppe rimaste fedeli al monarca.
Quella “rivolta dei Soldati” rientrò successivamente tra gli eventi santificati dalla storiografia di regime, contemporaneamente testimonianza attiva dell’ indomabile, antropologica, pulsione del popolo bulgaro verso la Libertà e necessario pegno sacrificale del percorso provvidenziale che era terminato, dopo il 9 settembre 1944, con il Socialismo al potere.

1925: l’attentato di Sveta Nedelya e il “terrore bianco”

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Il partito comunista organizzò nell’aprile 1925 un attentato a Sofia, nella cattedrale di Sveta Nedelya. Durante il funerale di Stato del generale Georghiev venne fatta brillare una grande quantità di esplosivo: 163 furono i morti e più di 200 i feriti. Ne seguì il “Terrore Bianco” tollerato e promosso dal governo in carica: per mesi si scatenò la caccia e la brutale eliminazione di iscritti e dirigenti dei partiti della sinistra accusati, spesso arbitrariamente, di essere coinvolti in qualche maniera nell’attentato. Molti memoriali dedicati all’evento e a quei caduti si possono vedere ancor’oggi.

La Guerra Patriottica - 1944-45

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Il colpo di Stato di matrice comunista del 9 settembre 1944 realizzò definitivamente un ribaltamento già in atto delle alleanze internazionali della Bulgaria: l’esercito del Paese, fino a poco prima alleato dell’Asse, passò, compattamente, sotto il comando del Terzo Fronte Ucraino della Armata Rossa impegnato ad inseguire le truppe tedesche in ritirata verso la Jugoslavia. Numerosi monumenti vennero eretti in epoca socialista per commemorare i soldati che persero la vita allora: nel marmo vennero poi sempre, invariabilmente, etichettati come bulgari caduti eroicamente nella “Guerra Patriottica” proclamata anni prima da Stalin per incitare alla resistenza contro l’invasore nazista i cittadini dell’Urss.

Stamboliyski e l'Unione Agraria

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Nella Bulgaria contadina dei primi decenni del XX secolo Aleksandar Stamboliyski, con l'Unione Agraria da lui fondata, era stato un temibile concorrente e un ostacolo formidabile all’affermazione del movimento socialista. Dopo il 9 settembre 1944, previe scissioni e sanguinose "purghe", venne invece inserito nel Pantheon degli antenati politici del Regime. Il legittimo capo del governo abbattuto dal colpo di stato del giugno 1923 e i militanti che persero la vita in quegli anni, furono quindi gli unici militanti di un partito diverso da quello comunista ad essere ufficialmente commemorati nei monumenti eretti tra il 1944 e il 1989.

681-1981: 1300 anni di Bulgaria

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La “Repubblica Popolare” rappresentava, secondo la propaganda del regime, la felice conclusione di un tortuoso percorso nazionale. Significativamente era stata modificata allora anche la bandiera ufficiale del Paese: in questa comparivano, appaiati in un cartiglio, "681"- l’anno a cui si fa risalire la nascita di una prima entità statuale bulgara- e "1944"- quando il Fronte della Patria dominato dal partito comunista aveva preso il potere.

In quest'ottica e per rivendicare plasticamente la forte origine “patriottica” del socialismo bulgaro venne promossa la creazione di una serie monumenti volti a commemorare, nel 1981, i 1300 anni del Paese. Si tratta di rappresentazioni in cui compaiono invariabilmente Imperatori dal corpo statuario e antichi condottieri ripresi in atteggiamenti fieri e bellicosi.

Donne e madri

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La figura femminile compare frequentemente nei monumenti di epoca socialista. Molto diversificate sono le rappresentazioni offerte: si va dalla vestale che offre al viandante, come da antiche tradizioni slave, pane a sale, all’etereo angelo simbolo di fertilità, dalla moglie fedele che accoglie fremente il ritorno del soldato vittorioso alla madre felicemente attorniata da bambini vocianti o dolente per la perdita di un figlio lontano. Non mancano le immagini della militante politica attiva e risoluta. Quest’ultima viene ripresa spesso in atteggiamenti o in posture legate normalmente a stereotipi maschili. Eguale, quindi, al compagno di lotta - in un paradosso solo apparente - perché letteralmente gli somiglia.

Pionieri e brigate Dimitrov

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Il Movimento dei Brigadieri nacque nei primi anni del dopoguerra. Aveva la finalità di organizzare e promuovere il lavoro volontario volto a creare, ovviamente a costi bassissimi, opere pubbliche ritenute fondamentali dal Regime. Una vanga, un piccone e il profilo di Dimitrov entravano, assemblati, nel loro simbolo. Anche i “pionieri”, a cui erano iscritti d’autorità tutti gli studenti tra i 9 e i 14 anni, comparivano a volte nei monumenti di epoca socialista.

I grandi memoriali

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Negli anni del regime venne promossa una forma inedita di “turismo pedagogico”: scuole, “case della cultura”, circoli operai, associazioni professionali, organizzazioni ideologicamente motivate di varia natura organizzavano di continuo comitive volte a far scoprire alla massa di gitanti i luoghi considerati “sacri” dal Partito. Queste grandi aree memoriali ospitavano al centro un monumento in genere di rilevanti dimensioni. Intorno si trovavano parcheggi capienti, almeno per il traffico di allora, e frugali luoghi di ristoro. Si possono visitare, magari un po’ ammaccate dal tempo, ancora oggi.

Lapidi

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Le lapidi di epoca comunista sono ancora copiosamente presenti sui muri della Bulgaria. La cosa è particolarmente evidente nelle cittadine trasformate allora in santuari viventi della Nazione e del Socialismo come Batak, Bratsigovo o Perushitsa. Quelle erette in gloria degli eroi del Partito sono immediatamente riconoscibili: in posizione dominante compaiono invariabilmente “falce e martello” o la stella a cinque punte.

Busti e medaglioni

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I busti, onnipresenti negli anni del regime, costituivano una specie di Pantheon diffuso che copriva l’intero Paese. Erano spesso dedicati a eroi, o a funzionari, del partito noti, allora, solo a livello locale. Oggi sopravvivono numerosi nei villaggi e nelle piccole cittadine.

Statue e sculture

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Le forme e le immagini monumentali di epoca comunista che si incontrano ancora nelle piazze o ai margini delle strade della Bulgaria non immortalano solo i corpi scultorei e le trionfali coreografie imposte dal Realismo Socialista di matrice sovietica. Già alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso cominciarono infatti, i primi, timidi, tentativi di uscire da quelle rigide regole. In questa ottica vennero successivamente ripresi ed elaborati temi, tecniche, colori, sviluppati in esperienze artistiche diverse quali ad esempio il Neo Realismo di Guttuso e il “muralismo” messicano.

Cippi, torri, piramidi e forme commemorative varie

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Negli anni del regime socialista una ondata di cippi, torri, piramidi di varia dimensione, andarono a marcare gli onnipresenti” luoghi della memoria”, anche minore, che il partito considerava ideologicamente degni di nota. Si possono incontrare ancora facilmente al centro dei giardini pubblici di una qualsiasi cittadina bulgara oppure ai margini di una delle strade secondarie del paese. Li si può ritrovare, con un po’ di fortuna, anche in luoghi meno scontati: nel bel mezzo di una spiaggia affollata del Mar Nero, ad esempio, oppure in cima ad una collina solitaria o ancora tra la vegetazione fittissima che copre spesso le montagne dei Balcani.

Sgraffiti, mosaici e applicazioni artistiche

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Lo sgraffito viene realizzato applicando strati di intonaco dai colori contrastanti su una superficie umida. Dopo aver realizzato il disegno sullo strato superficiale, più secco, si passa all’incisione vera e propria: viene eseguita con appositi ferri a forma di uncino nel breve spazio di tempo in cui l’intonaco ancora fresco consente l’operazione. Effettuato lo “sgraffio”, apparirà l’immagine voluta dall’artista e, nel tratteggio, i diversi colori degli strati sottostanti. Naturalmente l’operazione non consente ripensamenti o errori di esecuzione. Questa antica tecnica di decorazione venne introdotta in Bulgaria negli anni ‘50 del secolo scorso. Se ne incontrano ancora molti esempi, in particolare nelle città di Plovdiv e di Veliko Tarnovo.

Ponti monumentali

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A partire dalla fine degli anni ‘50 in diverse città vennero costruiti dei nuovi, ambiziosi, ponti. Accoglievano spesso corpose statue ispirate a volte a una classicità un po’ stereotipata, altre volte alla rievocazione di personaggi o episodi di storia nazionale cari al regime.

Aerei, trattori e altre macchine-monumento

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Nelle piazze di diversi villaggi o ai margini di poco frequentate strade di campagna si possono ancora incontrare numerosi aerei - in genere Mig - e trattori - normalmente di origine sovietica - trasformati, finita la loro funzione originaria, in monumenti commemorativi di qualche evento memorabile, scintillanti esempi della Modernità assicurata ai “nuovi” bulgari dal regime socialista al potere dal 1944 al 1989.

Edifici e altre commemorazioni di epoca socialista

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Imperatori, generali, santi e leggende antiche

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Solo nella seconda metà degli anni ’50 cominciarono a comparire nei monumenti bulgari protagonisti di episodi antecedenti al 9 settembre 1944, estranei quindi alla epopea resistenziale o al mito della Armata Rossa. Sulla base di una presunta comune tradizione di lotta, personaggi del passato vennero allora inseriti tra gli eroi di un Pantheon contemporaneamente patriottico e socialista. Tra questi comparivano antichi imperatori e protagonisti della Rinascita nazionale, santi e poeti, intellettuali o nobili banditi balcanici: erano tutti testimoni, almeno nelle intenzioni della accomodante storiografia del regime, dell’esistenza di una Bulgaria “eterna”, sopravvissuta ai secoli bui fino all’avvento salvifico del Comunismo.

Intellettuali, scrittori, poeti e artisti

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Solo nella seconda metà degli anni ’50 cominciarono a comparire nei monumenti bulgari protagonisti di episodi antecedenti al 9 settembre 1944, estranei quindi alla epopea resistenziale o al mito della Armata Rossa. Sulla base di una presunta comune tradizione di lotta, personaggi del passato vennero allora inseriti tra gli eroi di un Pantheon contemporaneamente patriottico e socialista. Tra questi comparivano antichi imperatori e protagonisti della Rinascita nazionale, santi e poeti, intellettuali o nobili banditi balcanici: erano tutti testimoni, almeno nelle intenzioni della accomodante storiografia del regime, dell’esistenza di una Bulgaria “eterna”, sopravvissuta ai secoli bui fino all’avvento salvifico del Comunismo.

Patrioti e rivolte anti-ottomane

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Solo nella seconda metà degli anni ’50 cominciarono a comparire nei monumenti bulgari protagonisti di episodi antecedenti al 9 settembre 1944, estranei quindi alla epopea resistenziale o al mito della Armata Rossa. Sulla base di una presunta comune tradizione di lotta, personaggi del passato vennero allora inseriti tra gli eroi di un Pantheon contemporaneamente patriottico e socialista. Tra questi comparivano antichi imperatori e protagonisti della Rinascita nazionale, santi e poeti, intellettuali o nobili banditi balcanici: erano tutti testimoni, almeno nelle intenzioni della accomodante storiografia del regime, dell’esistenza di una Bulgaria “eterna”, sopravvissuta ai secoli bui fino all’avvento salvifico del Comunismo.

Levski

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Vasil Levski nasce a Karlovo nel 1837. L’“Apostolo della Libertà”, così come viene ricordato ancor’oggi, è considerato senza eccezioni l’eroe nazionale della Bulgaria moderna. Per anni si prodigò nella creazione di una fitta rete regionale di comitati segreti volti ad organizzare una collettiva rivolta armata anti-ottomana. Indipendenza, Libertà e scelta repubblicana sono i temi che lo avvicinano idealmente al Mazzini della “Giovine Italia”. Tradito da un compagno venne arrestato dalla polizia turca. Fu poi giustiziato a Sofia, nel 1873. Numerosi sono le lapidi e i busti a lui dedicati anche in epoca socialista.

Botev

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Hristo Botev, patriota, pubblicista e poeta, nasce a Kalofer nel 1848. Nel 1876 sbarcò, insieme a un piccolo gruppo di volontari, sulla riva, oggi bulgara, del Danubio: con quel romantico gesto intendeva promuovere una generale rivolta di popolo contro i dominatori ottomani. Il tentativo non ebbe successo. Inseguito dalle truppe turche cadde insieme agli ultimi compagni sulle montagne che dominano la città di Vratsa. Innumerevoli furono le commemorazioni a lui dedicate negli anni del regime. Anche i suoi testi poetici non furono dimenticati: le parole “…chi cade per la libertà, non muore.”, estrapolate da uno di questi, divennero presto una presenza quasi obbligatoria nei monumenti di epoca socialista. Venne creato allora anche il “Percorso Botev” che consente di rifare a piedi, seguendo la trama suggerita da una lunga serie di ceppi numerati, il tragitto “via crucis” della sua ultima, sfortunata impresa.

L'insurrezione dell' Aprile 1876

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La “Rivolta dell’Aprile 1876” contro gli Ottomani costituisce uno dei miti fondanti della Bulgaria moderna. In quest’ottica la fierezza “nazionale” degli insorti combinata alla successiva, durissima, reazione dell’esercito turco - tanto sanguinosa da scandalizzare le pubbliche opinioni di tutta Europa - pose le premesse, tragiche ma necessarie, per la liberazione del Paese che si realizzò solo due anni dopo, al termine della guerra del 1877-78.

1877-78: la Guerra russo-ottomana

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Nell’aprile del 1877 truppe russe e romene coadiuvate dalla presenza di volontari bulgari sbarcarono sulla riva meridionale del Danubio. Subito cominciarono gli scontri con l’esercito ottomano: era l’inizio di una ennesima guerra balcanica. La sconfitta dei turchi riconosciuta nei trattati dell’anno successivo, pose le basi di una Bulgaria indipendente e sanzionò la fine di una dominazione durata cinque secoli.

1885: la Riunificazione nazionale

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Dopo la Guerra russo ottomana del 1877-78 la Bulgaria venne divisa, con il Trattato di Berlino, in due separate aree: un Principato politicamente autonomo e la provincia della Rumelia orientale sottoposta ancora formalmente alle autorità di Istanbul. Il 6 settembre 1885 i rappresentanti di queste due entità territoriali dichiararono, unilateralmente e contravvenendo ai dettami del Trattato, la nascita di una nuova, unitaria, Bulgaria. Questa data viene oggi celebrata, anche nei monumenti, in connessione ad un evento immediatamente successivo: la guerra scoppiata tra Serbia e Bulgaria nel novembre dello stesso anno. Il successivo trattato di pace venne infatti ratificato dai plenipotenziari bulgari in nome e per conto del nuovo Stato. Nella acquiescenza delle Grandi Potenze europee, la Riunificazione del Paese divenne allora un fatto compiuto.

Monumenti ai Caduti

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Partito comunista: dirigenti, militanti, eventi, simboli

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Di seguito sono elencati solo gli "oggetti commemorativi" di epoca socialista che, per la presenza dominante della "falce e martello" e della stella a cinque punte o per la storia del personaggio e dell'evento celebrato, sono più strettamente legati al Partito Comunista Bulgaro e ai suoi miti fondanti.

1918: La rivolta dei soldati

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Nel settembre 1918 alcune unità dell’esercito bulgaro, dopo la rottura del fronte macedone, abbandonarono autonomamente le posizioni, dirigendosi verso la Capitale. In un impeto rivoluzionario venne proclamata allora l’abolizione della monarchia e l’istituzione della repubblica. La ribellione ebbe un esito infelice: gli insorti vennero affrontati e annientati alle porte di Sofia da truppe rimaste fedeli al monarca.
Quella “rivolta dei Soldati” rientrò successivamente tra gli eventi santificati dalla storiografia di regime, contemporaneamente testimonianza attiva dell’ indomabile, antropologica, pulsione del popolo bulgaro verso la Libertà e necessario pegno sacrificale del percorso provvidenziale che era terminato, dopo il 9 settembre 1944, con il Socialismo al potere.

Settembre 1923

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Nel giugno 1923 Aleksandăr Stambolijski, capo del governo e vincitore delle elezioni con l’Unione degli agricoltori, venne prima deposto da un colpo di Stato e poi brutalmente ucciso. Dopo aver proclamato in un primo momento la sua neutralità al riguardo, il Comitato Centrale del Partito Comunista approvò il 7 agosto una mozione nella quale si affermava al contrario che occorreva reagire al regime golpista "…attraverso una rivolta armata delle masse, in nome del governo degli operai e dei contadini". 
L’insurrezione organizzata e promossa nel successivo mese di settembre ebbe un esito catastrofico per i rivoltosi. Dopo pochi giorni di inutile resistenza anche Georgi Dimitrov, varcando il confine jugoslavo, abbandonò il campo insieme a più di 1.000 compagni. Il “Settembre 1923” divenne successivamente uno dei miti fondanti del regime comunista, contemporaneamente "prima rivolta antifascista del mondo" e tragico ma provvidenziale atto di nascita di un vero "partito bolscevico e rivoluzionario" in terra di Bulgaria.

1925: l’attentato di Sveta Nedelya e il “terrore bianco”

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Il partito comunista organizzò nell’aprile 1925 un attentato a Sofia, nella cattedrale di Sveta Nedelya. Durante il funerale di Stato del generale Georghiev venne fatta brillare una grande quantità di esplosivo: 163 furono i morti e più di 200 i feriti. Ne seguì il “Terrore Bianco” tollerato e promosso dal governo in carica: per mesi si scatenò la caccia e la brutale eliminazione di iscritti e dirigenti dei partiti della sinistra accusati, spesso arbitrariamente, di essere coinvolti in qualche maniera nell’attentato. Molti memoriali dedicati all’evento e a quei caduti si possono vedere ancor’oggi.

Lotta partigiana - 1941-44

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Ancor’oggi iI movimento partigiano bulgaro, secondo una cronologia ereditata dagli anni del regime, idealmente nasce il 22 agosto 1941 - quando le truppe naziste entrarono in Unione Sovietica - e finisce il 9 settembre 1944 - quando anche lo Stato diventa a tutti gli effetti “socialista". Anche a dispetto dei numeri relativamente modesti di quella esperienza resistenziale, il Paese venne coperto tra il 1944 e il 1989 di lapidi, cippi, busti, pietre tombali fittizie, statue e monumenti di varie dimensioni volti ad eternare quella mitizzata epopea.

La Guerra Patriottica - 1944-45

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Il colpo di Stato di matrice comunista del 9 settembre 1944 realizzò definitivamente un ribaltamento già in atto delle alleanze internazionali della Bulgaria: l’esercito del Paese, fino a poco prima alleato dell’Asse, passò, compattamente, sotto il comando del Terzo Fronte Ucraino della Armata Rossa impegnato ad inseguire le truppe tedesche in ritirata verso la Jugoslavia. Numerosi monumenti vennero eretti in epoca socialista per commemorare i soldati che persero la vita allora: nel marmo vennero poi sempre, invariabilmente, etichettati come bulgari caduti eroicamente nella “Guerra Patriottica” proclamata anni prima da Stalin per incitare alla resistenza contro l’invasore nazista i cittadini dell’Urss.

Armata Rossa e Fratellanza Slava

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Numerosi e imponenti sono i monumenti all’Armata Rossa che ancora si possono vedere visitando il Paese. Erano collettivamente dedicati a coloro che - usando i termini della propaganda di allora - avevano garantito al nuovo Stato socialista la “Libertà dal Fascismo e dal capitalismo”. Successivamente vennero promosse numerose commemorazioni dei successi militari riportati dall’esercito russo durante la guerra - quella del 1877-78 - che aveva segnato la fine del dominio ottomano in Bulgaria. Il mito delle “Due Liberazioni”, generate in epoche successive dai russi prima e dai sovietici poi, divenne un classico della storiografia comunista, frutto maturo di una Fratellanza Slava che, fuori da ogni schema ideologico, si era provvidenzialmente inpersonificata prima nello Zar e poi in Stalin.

Stamboliyski e l'Unione Agraria

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Nella Bulgaria contadina dei primi decenni del XX secolo Aleksandar Stamboliyski, con l'Unione Agraria da lui fondata, era stato un temibile concorrente e un ostacolo formidabile all’affermazione del movimento socialista. Dopo il 9 settembre 1944, previe scissioni e sanguinose "purghe", venne invece inserito nel Pantheon degli antenati politici del Regime. Il legittimo capo del governo abbattuto dal colpo di stato del giugno 1923 e i militanti che persero la vita in quegli anni, furono quindi gli unici militanti di un partito diverso da quello comunista ad essere ufficialmente commemorati nei monumenti eretti tra il 1944 e il 1989.

Generazioni di Combattenti

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Nei monumenti dedicati alle “Generazioni di Combattenti” venivano, in genere, commemorati i patrioti caduti nelle rivolte anti-ottomane del XIX secolo insieme ai militanti che persero la vita durante la rivolta del settembre 1923 e nella lotta partigiana. Si trattava della plastica realizzazione di un assunto della storiografia di regime: quelle tre epoche “rivoluzionarie” appartenevano tutte a un percorso provvidenziale verso la Libertà finalmente conclusosi il 9 settembre 1944 con la conquista del potere da parte del partito comunista.

681-1981: 1300 anni di Bulgaria

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La “Repubblica Popolare” rappresentava, secondo la propaganda del regime, la felice conclusione di un tortuoso percorso nazionale. Significativamente era stata modificata allora anche la bandiera ufficiale del Paese: in questa comparivano, appaiati in un cartiglio, "681"- l’anno a cui si fa risalire la nascita di una prima entità statuale bulgara- e "1944"- quando il Fronte della Patria dominato dal partito comunista aveva preso il potere.

In quest'ottica e per rivendicare plasticamente la forte origine “patriottica” del socialismo bulgaro venne promossa la creazione di una serie monumenti volti a commemorare, nel 1981, i 1300 anni del Paese. Si tratta di rappresentazioni in cui compaiono invariabilmente Imperatori dal corpo statuario e antichi condottieri ripresi in atteggiamenti fieri e bellicosi.

Contadine e operai

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Attraversando la Bulgaria si possono incontrare statue, sgraffiti, mosaici e applicazioni varie in cui compaiono operai, minatori, macchinisti, stradini, brigatisti dediti al lavoro volontario, insieme a tante contadine di cemento che portano sulle spalle il frutto dell'attività nei campi. Sono i protagonisti della nuova fede nel Lavoro, e quindi nel Socialismo, che il regime comunista cercava instancabilmente di promuovere.

Donne e madri

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La figura femminile compare frequentemente nei monumenti di epoca socialista. Molto diversificate sono le rappresentazioni offerte: si va dalla vestale che offre al viandante, come da antiche tradizioni slave, pane a sale, all’etereo angelo simbolo di fertilità, dalla moglie fedele che accoglie fremente il ritorno del soldato vittorioso alla madre felicemente attorniata da bambini vocianti o dolente per la perdita di un figlio lontano. Non mancano le immagini della militante politica attiva e risoluta. Quest’ultima viene ripresa spesso in atteggiamenti o in posture legate normalmente a stereotipi maschili. Eguale, quindi, al compagno di lotta - in un paradosso solo apparente - perché letteralmente gli somiglia.

Atleti

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I monumenti di epoca socialista dedicati ad atleti dal fisico statuario sono una presenza frequente nei panorami urbani delle città bulgare. In quegli anni incessante era l’appello volto a promuovere la pratica sportiva tra la popolazione: la ritrovata forma fisica “di massa”, idealmente testimoniata da quelle statue, offriva infatti alla propaganda un prezioso, plastico, strumento volto a magnificare i successi e il collettivo “Progresso” assicurati al Paese dal regime comunista.

Pionieri e brigate Dimitrov

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Il Movimento dei Brigadieri nacque nei primi anni del dopoguerra. Aveva la finalità di organizzare e promuovere il lavoro volontario volto a creare, ovviamente a costi bassissimi, opere pubbliche ritenute fondamentali dal Regime. Una vanga, un piccone e il profilo di Dimitrov entravano, assemblati, nel loro simbolo. Anche i “pionieri”, a cui erano iscritti d’autorità tutti gli studenti tra i 9 e i 14 anni, comparivano a volte nei monumenti di epoca socialista.

Dissonanze monumentali

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In epoca socialista una lunga, ferrea, procedura assicurava che i monumenti rispettassero le narrazioni ideologiche e i miti storiografici affermati in modo martellante dalle autorità del partito. Poche quindi sono le “dissonanze monumentali” che sembrano contenere, almeno in apparenza e oggi, messaggi non perfettamente allineati rispetto alla ortodossia dominante.